Pnei e Nutrigenomica
Già nel 1850, il filosofo Feuerbach sosteneva che l’uomo è ciò che mangia e che, “per pensare meglio, dobbiamo alimentarci meglio”. Ippocrate, il padre della medicina, affermava “che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo”.
Oggi la genomica nutrizionale valorizza le antiche perle di saggezza dando vita a una nuova frontiera della scienza, il cui nome è nutrigenomica. La nutrigenomica è una scienza che studia le interazioni tra alimentazione e genetica in particolare i cibi che, agendo direttamente sui geni e attivandoli, possono prevenire l’insorgenza di specifiche patologie.
La mappatura del genoma umano ha consentito di identificare i geni che compongono il dna e che sono connessi a determinate patologie. Il sequenziamento del dna ha evidenziato che il 99,9% è uguale in ogni individuo mentre nel restante 0,1% esistono differenze importanti, create perlopiù da varianti ( polimorfismi nucleotidici), i quali condizionano anche la reazione alla dieta. Le differenze individuali spiegano perché non tutti reagiscono in modo identico ai vari stimoli nutrizionali. Di conseguenza, il cibo, non è soltanto fonte di energia ma veicolo di informazione per i geni.
La moderna alimentazione dovrebbe stimolare i geni “positivi” e frenare quelli “pericolosi”. Un esempio è il polimorfismo del gene MTHFR, coinvolto nei meccanismi che portano alla produzione di omocisteina, una molecola che, in elevata quantità, aumenta il rischio di trombosi e di malattie cardiovascolari. Una dieta che punti a ridurre la sintesi di omocisteina e, quindi, il rischio di malattie cardiovascolari, sarà ricca di spinaci, broccoli, biete, cereali e legumi.
I broccoli, sono conosciuti fin dal Medioevo, insieme a tutta la famiglia dei cavoli, come potenti “spazzini dell’intestino”. Ricerche moderne ne confermano il ruolo preventivo nei confronti del cancro al polmone, dell’intestino, del colon e della prostata. Infine, l’abbondante presenza di calcio, vitamina A e C, svolge un’azione preventiva nei confronti di Alzheimer, ictus e cataratte, oltre al ruolo antiinfiammatorio e immunostimolante.
Anche la barbabietola ricca in zuccheri, sali minerali e vitamine ha una funzione depurativa, mineralizzante, antisettica. Inoltre, favorisce la digestione, stimola la produzione di bile ed è utile nelle anemie contribuendo a contrastare il deposito di calcio nei vasi sanguigni.