Pnei e Fibromialgia
Condivido in questo articolo alcune riflessioni in merito ad una sindrome ormai molto diffusa e di difficile diagnosi in quanto parte di una galassia di “patologie” con un minimo comune denominatore che definirei l’attivazione cronica dei sistemi dello stress. Vi parlerò di fibromialgia, una condizione che interessa tutti i sistemi di regolazione del network Pnei.
La sindrome fibromialgica è una forma molto comune di dolore muscolo scheletrico diffuso che si accompagna a grave astenia e che colpisce un numero sempre crescente di individui sia di sesso maschile che femminile.
Il termine stesso denota la presenza di dolore nei muscoli e nelle strutture connettivali fibrose (legamenti e tendini). Si definisce sindrome in quanto si presenta con segni e sintomi riferiti dal paziente molto variegati.
La fibromialgia può ingenerare confusione nel clinico poiché alcuni dei suoi sintomi sono di comune riscontro in altre patologie. In passato veniva utilizzato il termine di fibrosite (il suffisso ite implica un’infiammazione acuta con rubor, tumor, calor dolor e functio lesa).
Tuttavia, non essendo l’infiammazione acuta una situazione persistente, si ritiene più appropriato il termine di sindrome mialgica.
La fibromialgia interessa i muscoli e le loro inserzioni sulle ossa. Sebbene possa assomigliare ad una patologia articolare, non si tratta di artrite e non provoca deformità delle strutture articolari.
La fibromialgia si potrebbe infatti definire una forma di reumatismo extra articolare che coinvolge i tessuti molli. Mancano, in una grande percentuale di casi, significative alterazioni dei dati di laboratorio tranne un marcato decremento del DHEAS, androgeno di provenienza totalmente surrenalica, il cui deficit è tipico delle infiammazioni croniche. Il deficit di DHEAS, nella mia esperienza, costituisce spesso anche una sorta di premonizione dell’incipiente e insinuoso precipitare di malattie autoimmuni.
I pazienti mialgici che ho trattato, presentavano livelli di DHEAS molto bassi nella quasi totalità dei casi motivo per cui ho fatto ricorso frequentemente e dopo opportune verifiche, alla somministrazione di DHEA bioidentico che ha un significativo e positivo impatto sul dolore, sull’infiammazione, sull’umore e sul trofismo muscolare.
La diagnosi di fibromialgia verte perlopiù sui sintomi riferiti dal paziente che, a volte, vengono definiti dalla famiglia irrilevanti o, peggio, immaginari!
Negli ultimi 10 anni, tuttavia, si sono stabilite delle linee guida per la diagnosi, tra cui il dolore muscolo scheletrico diffuso e la presenza di trigger points o tender points comunemente presenti nei pazienti mialgici ma non comuni nelle persone affette da altre patologie reumatiche dolorose.
Il sintomo prevalente della fibromialgia è il dolore generalizzato sebbene possa iniziare in una sede definita come il rachide e le spalle e successivamente diffondersi in altre sedi.
Il dolore fibromialgico viene descritto come sensazione di bruciore, rigidità, contrattura e tensione.
Si tratta di un dolore variabile in funzione dei momenti della giornata, livelli di attività, condizioni atmosferiche, stress e ritmi del sonno.
La maggior parte dei pazienti riferisce di non essere mai completamente libera dal dolore che viene percepito ai muscoli, si accompagna a malessere generale e può essere molto intenso mentre l’esame obiettivo rivela la presenza di aree dolenti in sedi specifiche.
La presenza e la tipologia dei tender points oltre al dolore diffuso differenzia la fibromialgia da altre condizioni cliniche.
Prima di tutto i tender points sono presenti su entrambi i lati del corpo. Sebbene i tender points siano stati definiti a suo tempo dall’ American College of Rheumatology, molti altri muscoli o aree inserzionali possono essere dolenti. Spesso i tender points sono evocabili solo alla digitopressione.
Il dolore è considerato diffuso quando sono presenti localizzazioni sul lato sinistro del corpo, lato destro, al di sopra e al di sotto della vita insieme a dolore scheletrico assiale (rachide cervicale, dorsale, lombo sacrale).
Nella costellazione di sintomi è sempre presente l’astenia moderata o grave, ridotta resistenza alla fatica e una stanchezza che ricorda quella normalmente riferita in corso di influenza o di mancanza di sonno.
A volte la stanchezza è preponderante rispetto alla sintomatologia muscolo scheletrica. Una patologia frequentemente correlata alla fibromialgia è la sindrome da stanchezza cronica (CFS).
Talvolta le due condizioni sembrano coesistere. La maggior parte dei pazienti riferisce disturbi del sonno, si svegliano affaticati come se non avessero dormito. Ad un facile addormentamento segue una fase di sonno profondo disturbata. Ricordo che proprio nella fase θ e δ del sonno profondo si verifica il reset immunitario legato alla presenza di melatonina. La melatonina, vero ormone dell’immunocompetenza, garantisce tale reset immunitario notturno. Il disturbo del sonno profondo nei pazienti fibromialgici potrebbe riflettere una disregolazione della pineale e va trattato certamente con melatonina low dose o, nei casi più gravi, con dosaggi variabili da 1 a 5 mg.
Il sonno, quindi, può essere leggero e caratterizzato da risvegli frequenti. A volte si associa la sindrome delle gambe senza riposo. L’alterazione del sonno è alla base della ridotta soglia del dolore ed è per tale motivo che l’allopatia ricorre in modo frequente e opinabile a benzodiazepine e farmaci ipno induttori.
Questi ultimi interferiscono con gli stadi profondi del sonno e con il reset immunitario, contribuendo al protrarsi dello stato infiammatorio cronico.
Comuni sono anche i cambiamenti del tono dell’umore: molti pazienti si definiscono depressi e /o affetti da frequenti episodi di ansia.
È evidente che lo stato depressivo possa essere la conseguenza dell’impossibilità di gestire il dolore in modo efficace! I pazienti riferiscono talvolta disturbi della concentrazione o della memoria così come parestesie e bruciori che potrebbero far pensare ad una sindrome del tunnel carpale, neuropatie o sclerosi multipla.
La cefalea è perlopiù di tipo muscolo tensivo mentre sono frequenti stipsi, diarrea, colon irritabile, spasmi vescicali con urgenza minzionale.
Utile la diagnosi differenziale con eventuale tireopatia autoimmune o ipotiroidismo (condizione di frequente riscontro nei pazienti fibromialgici).
La fibromialgia può essere scatenata da eventi stressanti come malattie, lutti, traumi psichici, carenza di sonno, rumore, freddo, umidità, cambiamenti meteo e sindrome premestruale anche se è assai difficile identificare una causa scatenante.
I farmaci antinfiammatori utilizzati per trattare molte patologie reumatiche non hanno effetti significativi nella fibromialgia. Ciononostante, basse dosi di aspirina, ibuprofene e paracetamolo vengono suggeriti dai reumatologi. I cortisonici sono completamente inefficaci e dovrebbero essere evitati. I farmaci che facilitano il rilassamento muscolare e il sonno vengono spesso inclusi nella terapia convenzionale. Tra questi gli antidepressivi triciclici, gli inibitori del reuptake della serotonina e ad altri farmaci miorilassanti simili strutturalmente agli antidepressivi.
Sebbene questi ultimi sarebbero indicati nei pazienti depressi, essi vengono prescritti a basse dosi ai pazienti fibromialgici prima di andare a dormire.
La finalità sarebbe quella di lenire il dolore, migliorare la qualità del sonno e rilassare i muscoli anche se tali farmaci hanno importanti effetti collaterali come sonnolenza diurna, costipazione e aumento dell’appetito.
Tra i pilastri del trattamento pnei della fibromialgia le tecniche di stretching ad hoc e l’allenamento graduale del fitness cardiovascolare (esercizio aerobico).
L’esercizio aerobico si dimostra molto efficace nei soggetti fibromialgici anche se il soggetto è inizialmente riluttante ad esercitarsi se ha dolore o si sente stanco. Innegabili i vantaggi sul tono dell’umore e sul conseguente aumento della soglia dolorosa nei pazienti che iniziano ad allenarsi.
Si inizia con attività aerobica a basso impatto come camminare, andare in bicicletta, nuotare o fare esercizi in acqua. Importante allenarsi regolarmente magari a giorni alterni, aumentando gradualmente l’attività fisica. È fondamentale praticare lo stretching prima e dopo l’attività fisica e mobilizzare giornalmente le articolazioni.
Ai pazienti fibromialgici viene spesso detto che, poiché obiettivamente non hanno nulla e gli esami di laboratorio sono nella norma, non hanno una reale malattia.
Familiari e amici possono dubitare dell’esistenza dei disturbi aumentando l’isolamento, il senso di colpa e la rabbia.
È fondamentale far comprendere che la fibromialgia è causa di dolore cronico e stanchezza “reali”. Fortunatamente non si tratta di una malattia che crei deformità.
Sebbene i sintomi possano variare di intensità, la condizione clinica raramente peggiora con il trascorrere del tempo. In tal modo il fatto di sapere che la fibromialgia non è progressiva e invalidante permette ai pazienti di interrompere la trafila degli esami costosi e perlopiù inutili e di sviluppare un’attitudine più positiva nei confronti della malattia.
Nella mia esperienza clinica i risultati del trattamento Pnei della fibromialgia sono definiti dai pazienti stess buoni/eccellenti.
L’inquadramento del paziente fibromialgico è di fondamentale importanza: si tratta per lo più di soggetti prevalentemente simpaticotonici, facilmente stressabili, fortemente emotivi e con livello energetico di base piuttosto basso.
Quando possibile eseguo la diagnostica della disbiosi ( che risulta per lo più fermentativa) riuscendo così a prescrivere una terapia con probiotici mirata.
Assai utile l’integrazione con magnesio (meglio se ossiprolinato) e integratori alcalinizzanti (es Guna Basic).
Non trascuro l’analisi degli ormoni surrenalici e, in funzione dei valori, opto o per una terapia con Dhea bioidentico modulando il dosaggio oppure mi affido ad un organoterapico quale glandula suprarenalis (2 volte a settimana) associando eventualmente una ventina di gocce di ACTH D6 al risveglio.
Insostituibile la melatonina: come anticipavo prima in base alla sintomatologia scelgo una melatonina low dose (Guna melatonin 30 gocce la sera) oppure, più raramente, ricorro a dosaggi ponderali di melatonina (2-3 mg la sera come preparazione galenica in associazione con fitoterapici quali escolzia, biancospino e passiflora.
Sulla rilevanza dell’attività fisica aerobica e dello stretching muscolare mi sono ampiamente soffermata. Fondamentale un piano nutrizionale antiossidante, alcalino ed antiinfiammatorio privo di zuccheri ad alto indice glicemico. Limito fortemente la frutta a favore di estratti vegetali e verdure crude.
L’associazione con alcune sessioni in studio di “stress management” a partire da semplici esercizi di respirazione e “discesa” a livello alpha completa l’iter terapeutico che il/la paziente definisce come buono/ eccellente con mia enorme soddisfazione.