Il cibo consolatore
In maniera diversa, da individuo a individuo, lo stress può influire anche sull’appetito. In alcune persone può causare inappetenza e tendenza a saltare i pasti, con conseguente calo di peso, in altre, eccessivo appetito fino all’iperfagia con aumento della sensazione di fame e conseguente aumento di peso. In entrambi i casi la “richiesta” alimentare per eccesso o per difetto non è proporzionata alla reale richiesta energetica. Nel cibo inoltre sono presenti sostanze che creano dipendenze chimiche come lo zucchero e la caffeina.
Digiunare o abbuffarsi se la vita non è come vorremmo o alzarsi la notte per mangiare, costituiscono forme di nevrosi o fame emotiva, un disturbo psicologico che secondo l’approccio cognitivo-comportamentale può essere controllato esattamente come ogni altra dipendenza. Non potendo evitare le emozioni quali gioia, tristezza, euforia, noia o rabbia che, più o meno intensamente, gli esseri umani vivono ogni giorno, il legame tra emozioni e cibo diventa pericoloso perché provoca fenomeni di cattiva nutrizione che, protratti nel medio e lungo periodo, possono portare dall’obesità all’anoressia. L’equilibrio tra sazietà e fame è delicato e risente di fattori psicologici, biologici o legati all’ambiente in cui viviamo. Siamo circondati da stimoli sociali controversi: da una parte un modello di bellezza “anoressica” e dall’altra un modello di opulenza dove il piacere del cibo è diventato persino argomento di “famosi” talent show.
La terapia Pnei, individualizzata e ove possibile a base di medicine naturali e prive di effetti collaterali, è una terapia straordinariamente valida e risolutiva della fame nervosa.
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