CURA DELLA TIROIDITE DI HASHIMOTO: COSA MANGIARE
Per chi soffre di Tiroidite di Hashimoto è assolutamente consigliato il consumo di cibi ricchi di Omega3, pesce in primis, e di frutta e verdura di stagione, meglio se di provenienza biologica. Attenzione però: andranno limitate le verdure della famiglia delle crocifere, come cavoli o broccoli, che possono rallentare il metabolismo dello iodio se consumate crude. Procedere con moderazione anche per quanto riguarda rape, ravanelli, spinaci, fagioli, soia e, tra la frutta, fragole e pesche.
Sì invece all’olio extravergine di oliva, allo zenzero, alla curcuma e ai cibi integrali, ricchi di vitamine e sali minerali. Consigliati inoltre tutti i cibi antiossidanti, prima tra tutte la frutta secca, ma anche bevande come il tè verde.
Evitate, infine, tutti gli alimenti con un alto tasso di zuccheri semplici o di grassi saturi di origine animali (latticini e salumi in primis. Limitate il più possibile l’assunzione di glutine.
Da dove nasce l’epidemia di ipotiroidismi da cui siamo circondati? Ciascuno di noi ormai può contare un certo numero di amici e conoscenti che assumono la fatidica pastiglia. Ma qualcuno si ricorda, che so, trent’anni fa, di avere avuto amici ipotiroidei? Evidentemente in questi anni qualcosa è successo. C’è chi incolpa il disastro nucleare di Cernobyl o l’alto livello di interferenti endocrini presente nell’ambiente (smog, benzene dei carburanti, pesticidi, additivi). Se un fondo di verità risiede certamente in quanto indicato, la spiegazione è altrove, e risiede in due fattori scatenanti. Il primo è lo squilibrio nutrizionale mentre il secondo è la sovradiagnosi legata alla convinzione – ahimé diffusa anche tra molti colleghi medici – che un già un TSH moderatamente elevato sia espressione di uno stato di ipotiroidismo. Col risultato che molti si trovano ad assumere farmaci per la tiroide senza averne alcun bisogno.
Cibo e tiroide
Come fare dunque a riattivare una tiroide un po’ impigrita? Le vie sono diverse in quanto la tiroide risponde a tutti i segnali che rendano improbabile un corretto rifornimento energetico. Un’infezione, un’infiammazione, una situazione di forte stress, un’alimentazione squilibrata da interferenti endocrini, l’assunzione di farmaci, un lutto recente, possono spingere l’ipotalamo a rendere (saggiamente) più prudente la tiroide. Ma in assoluto il più forte segnale di rallentamento tiroideo è proprio la carestia, la carenza energetica, il poco cibo, il digiuno. Lavorare in direzione opposta garantirà risultati certi, come ho più volte documentato nella mia esperienza clinica.
Ci si deve dunque abbuffare per ripristinare corretti valori tiroidei? Se badiamo solo all’abbondanza e non alla qualità, l’ingrassamento è dietro la porta. Serve dunque mangiare con abbondanza ma anche con grande attenzione alla qualità dei cibi, eliminando con decisione zucchero, farine raffinate, edulcoranti, additivi industriali, grassi idrogenati. Nella mia pratica clinica raccomando di mangiare in modo sano ed equilibrato, coprendo però interamente il fabbisogno calorico richiesto. Un gran numero di pazienti sotto trattamento ormonale non sono ipotiroidei e non avrebbero mai dovuto essere trattati, non avendo alterazioni di fT3 e fT4. Togliere a queste persone, seppure con gradualità, un farmaco inutile, dovrebbe essere il compito di ogni medico competente che rilevi questa spiacevole, ma diffusissima, situazione.
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